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PER L’OLIO D’OLIVA TRASPARENZA SU ORIGINE E INFORMAZIONE AL CONSUMATORE VANNO “SERVITE” SU TAVOLA DEI RISTORANTI, SU BANCONE DEI BAR E CATERING. COSÌ LA COMMISSIONE UE. DA BRUXELLES NUOVA PROPOSTA PER LA VENDITA NELLA HORECA. FOCUS: IL CASO IRLANDESE

Non Solo Vino
Dalla Unione Europea trasparenza su origine e informazione per i consumatori

Per l’olio d’oliva la trasparenza sull’origine del prodotto e l’informazione al consumatore vanno “servite” fino alla tavola dei ristoranti, sul bancone dei bar e nei servizi di catering. Lo pretende la Commissione Europea, e per questo Bruxelles si prepara a presentare, ai rappresentanti dei 27 Stati membri a livello tecnico, per il Comitato di gestione per il settore, previsto per il 6 febbraio, una nuova proposta per introdurre regole di commercializzazione per l’olio d’oliva nella horeca.
In particolare si studia la possibilità di spingere gli Stati membri a richiedere l’uso di imballaggi che non consentano il riempimento con altre qualità di olio d’oliva. Si tratta di un primo confronto sulla proposta e quindi non decisivo. Il progetto di proposta fa riferimento al piano di gestione dell’olio d’oliva presentato nel giugno scorso dal commissario Europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos nell’intento, tra l’altro, di migliorare sia la qualità dell’olio che le azioni di controllo, tramite misure in grado di preservare e di promuovere l’immagine di marca del prodotto europeo, ma anche per meglio proteggere e informare il consumatore.

Focus - L’oro verde nel mondo: il caso irlandese
A dispetto di tradizioni alimentari e fattori culturali legati a gusti e preferenze differenti, il mercato dell’olio di oliva è un settore chiave in Irlanda e lo sarà sempre più in futuro per le sue note qualità nutrizionali e salutistiche. Parola della Fibi - Federation of Italian Business in Ireland, che in una ricerca evidenzia come negli ultimi 5 anni le vendite di olio di oliva sono aumentate di 5 milioni di euro mentre quelle di burro sono diminuite di 9 milioni di euro e quelle delle altre tipologie di olio vegetale sono aumentate di 2 milioni di euro, e per il prossimo quinquennio l’aspettativa è quella che l’olio di oliva mantenga la sua quota, sperimentando un incremento in volume del 5%, che lo distanzierà ancora di più dai principali prodotti sostitutivi, come il burro, che avranno crescite minori.
Il perché? Secondo Fibi, il buon rendimento è dovuto al fatto che l’Irlanda non ha produzione autoctona di oliva e quindi tutto il prodotto consumato è importato (il principale Paese da cui l’Irlanda importa è la Spagna, seguito dall’Italia, la Gran Bretagna, il Belgio). Inoltre, negli ultimi anni si osserva un interesse crescente del consumatore verso prodotti sani come risposta alla ricerca di una dieta salubre e equilibrata; sono quindi sempre più familiari i concetti salutistici della Dieta Mediterranea anche grazie alle attività di promozione del Governo Irlandese. In più, spiega la Fibi, l’olio d’oliva beneficia dei frequenti viaggi in Italia dei consumatori irlandesi sia per turismo storico-culturale, che enogastronomico, religioso o per viaggi di nozze in località più soleggiate che aiuta a rafforzare i brand del made in Italy.

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