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LA MANDORLA DI NOTO A RISCHIO ESTINZIONE: PARTE L’APPELLO PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE, PAESAGGISTICO E DEL FRUTTO DELLA VALLE DI NOTO. IL PROSSIMO STEP SARÀ IL LANCIO DI “ADOTTATE UN MANDORLETO NELLA CITTÀ DEL BAROCCO SICILIANO”

“Salvare la mandorla di Noto e salvaguardare il patrimonio culturale, delle bellezze paesaggistiche e delle tradizioni della Valle di Noto”: è l’appello dei pasticceri Corrado e Carlo Assenza del Caffè Sicilia di Noto, sottoscritto da architetti, giornalisti, designer, artisti, medici e, tra i primi firmatari, Carlo Petrini presidente Slow Food Internazionale, Silvio Barbero vice presidente Slow Food Italia e Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario Fondo Ambiente Italiano (Fai), a favore di una delle più importanti eccellenze dell’isola a rischio estinzione, per cui c’è in progetto anche il lancio dell’iniziativa “Adottate un mandorleto nella città del Barocco siciliano” (info: caffe.sicilia@fastwebnet.it).
“La coltivazione del mandorlo in Val di Noto - spiegano Corrado e Carlo Assenza - ha costituito per secoli una fonte importante di reddito agricolo e ha intrecciato la sua presenza con le architetture barocche, sempre più note al pubblico internazionale e sottoposte a tutela come bene universale. La mandorla ha trovato nelle colline intorno a Noto caratteri agronomici e ambientali ottimali, costituendo nel tempo un paesaggio unico, che tutela l’ambiente e l’identità culturale della comunità. Le sue caratteristiche fisiologiche hanno permesso la messa a coltura di vaste porzioni di territorio che sarebbero state inadatte alla coltivazione di altre piante con lo stesso valore economico. Ha impreziosito il paesaggio agrario con la sua precoce fioritura: una nevicata di petali dal bianco a tutte le sfumature del rosa, tra fine gennaio a metà febbraio, in pieno inverno quando ancora la natura dorme”.
“L’importanza economica della mandorla - sottolineano Corrado e Carlo Assenza - in questo antico paesaggio deriva dalla selezione naturale di due cultivar di elevato pregio organolettico, la Pizzuta e la Romana, indissolubilmente legate l’una all’altra dall’autosterilità dei propri fiori, per cui esclusivamente la presenza di entrambe nello stesso appezzamento garantisce la loro produzione. Di recente la globalizzazione - continuano - ha imposto sui mercati internazionali mandorle di minor pregio organolettico e di prezzo inferiore, provocando la lenta e inesorabile regressione della coltivazione del mandorlo nel sud-est della Sicilia. Nell’ultimo ventennio, in provincia di Siracusa (dati Istat) la superficie a mandorleto si è ridotta di due terzi. Inoltre, l’obsolescenza dei mandorleti ancora coltivati farà sì che la mandorla diventerà una specie residuale in futuro e, oltre alla perdita di un paesaggio rurale di incommensurabile bellezza, si disperderanno saperi e tradizioni legati ad una cultura materiale del mondo contadino e non solo. Noi sottoscrittori ci impegniamo perché questo patrimonio di biodiversità e bellezza non sia disperso e che questo scippo di paesaggio non sia perpetrato. Auspichiamo - concludono - che i contadini dell’agro di Noto siano messi nella condizione di non abbandonare questa coltivazione e che siano incentivati a diffonderla”.

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