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Olanda: Fiera mondiale del vino sfuso ad Amsterdam ... Namibia e suoi vigneti di montagna ... Emisfero Sud: produzione potrebbe calare 10% ... L’Armenia entra in Oiv ... Marocco: programma di ristrutturazione vigneti
di Andrea Gabbrielli

- Olanda, la VI Fiera mondiale del vino sfuso di Amsterdam
La Fiera mondiale del vino sfuso n. 6 si svolgerà ad Amsterdam il 23-24 novembre: alla manifestazione partecipano le aziende vinicole, i mediatori e i commercianti, per vendere o acquistare, i vini sfusi delle più importanti aree vinicole del mondo. L’evento riunirà 200 aziende di 16 diversi paesi che presenteranno i loro vini a 6.000 buyers del settore provenienti da 68 Paesi.
Secondo gli organizzatori, la World Bulk Wine Exhibition (Wbwe) quella di quest’anno è la più “ambiziosa e internazionale” tra le edizioni che l’anno preceduta. Lo spazio espositivo ha raggiunto i 6.000 metri quadri e saranno presentati i vini della vendemmia 2014. Tra i temi “caldi” della sesta edizione, le nuove tendenze del mercato globale, l’importanza delle nuove tecnologie e la crescente qualità dei vini sfusi internazionali. Inoltre, in vista dell’evento è stato annunciato il paese vincitore del premio 2014 Voice of Wine che sarà assegnato a Wines of South Africa per l’impegno profuso nella promozione dei vini sudafricani all’estero e in particolare per i suoi bag-in-box.
Alla World Bulk Wine Exhibition 2014 parteciperanno una ventina di aziende italiane, tra cui Cantina di Soave, Gruppo Cevico, Collis Veneto Wine Group, Caviro, Cantina Tollo, Cantina Sociale di Vacri, Consorzio Cantine di Abruzzo, Cantina Sociale di Ortona, Vignaioli del Tortonese, Giordano Vini, Braconi Mediazione Vini e altre ancora.
Fonte: www.worldbulkwine.com

- La Namibia e i suoi vigneti di montagna
Nonostante le difficoltà climatiche - la stagione delle piogge è in estate e la temperatura media è di 40°C. - la vite e il vino sono arrivati anche in Namibia, dove sono già attive 4 aziende vinicole.
Domaine Neuras, situata a 1200 metri d’altitudine, nel pieno del deserto namibiano, ha 2 ettari di vigneto in produzione da cui si ottengono 3.000 bottiglie di vino. Neuras fa parte della Fondazione Naankuse, un ente che provvede alla conservazione e alla riabilitazione degli animali selvatici come il leopardo, nella quale sono convolti anche Brad Pitt e Angelina Jolie. Le viti sono state piantate nel 1997 e la prima annata risale al 2001. Due le cuvée prodotte, Neuras Shiraz (100% Shiraz) e Namib Red (miscela di 80% Shiraz, 20% Merlot ). Entrambi affinati in barrique per 9 mesi hanno un tenore alcolico di 13,5% di alcol, sono di gusto fresco e immediato (info: www.naankuse.com).
La Kristall Kellerei Winery è stata creata negli anni Novanta da Helmut Kluge, pioniere della moderna viticoltura in Namibia: l’azienda dal marzo 2008 è seguita da Michael e Katrin Weder. L’azienda si estende per 4,5 ettari nei pressi di Omaruru, 200 km a nord ovest della capitale Windhoek, a 1400 metri slm. Qui, si alleva soprattutto il Colombard da cui si ottiene il Rüppel’s Parrot (Colombard 100%) caratterizzato da note di agrumi e di pera. Il rosso Paradise Flycatcher con aromi di prugna secca è un blend di Tinta Baroca (30%), Shiraz (25%), Ruby Cabernet (25%), Malbec (15%) e Pinotage (5%). La specialità della casa è il brandy Matisa Prickly Pear ottenuto dai fiori di cactus presenti in azienda.( www.kristallkellerei.com).
Nella regione di Otavi, la terra dei babbuini, a 1300 metri slm, c’è la Tonningii Wynkelder, la più antica azienda vinicola della zona fondata nel 1990. Nell’area c’è anche l’azienda agricola del Dr. Boshoff che cura una piccola vigna di Shiraz. Nella regione anche il Domaine Montavi, gestito da Laurent Evrard & Stefan e Martha Schulz, un tandem franco-tedesco. Nella settimana lavorano e vivono nella capitale e poi nel week end prendono l’auto e percorrono i 360 chilometri che li separano dai vigneti dove sono impiantati Syrah, Mourvedre, Viognier e il Cabernet Sauvignon. Il vino ottenuto dalla vendemmia 2013 sarà in vendita dalla primavera 2014. Commenta Jean-Baptiste Ancelot-Wine Explorers, autore del servizio sul quotidiano Le Figaro: “la Namibia non è (ancora) una grande nazione del vino. Ma i produttori di vino principianti che abbiamo incontrato hanno tutti dimostrato una cosa: quando c’è la passione, si riesce anche fare del buon vino!”.
La Namibia è una repubblica indipendente dell’Africa meridionale (capitale Windhoek) che confina a nord con l’Angola e lo Zambia, a est col Botswana e a sud col Sudafrica mentre a ovest si affaccia sull’Oceano Atlantico. L’economia del paese si regge sull’industria estrattiva anche se la maggioranza della popolazione - poco più di 2 milioni di abitanti sparsi su 825.418 km2 - è dedita all’allevamento e all’agricoltura di sussistenza.
Fonte: http://avis-vin.lefigaro.fr/

- Emisfero Sud, la produzione potrebbe calare del 10%
Secondo le stime Oiv, quest’anno si potrebbe registrare un calo del 10% nella produzione di vino nel sud del mondo, collocandosi tra i 49 milioni e i 53 milioni di ettolitri. La riduzione sarebbe da attribuire in gran parte agli eventi climatici. La produzione inferiore causerebbe un aumento del prezzo del vino sfuso dell’area. Ecco la situazione dei paesi vinicoli interessati:
Cile - Nel caso specifico, dopo la vendemmia storica del 2013, con 1.282 milioni di litri, l’industria del vino ha accusato un calo della produzione di vino di oltre il 20% a causa della gelata e per la siccità che da anni sta colpendo alcune valli in modo particolare.
Argentina - Nel Paese la vendemmia 2014 ha registrato un calo del 20% sul 2013, con un totale di 2.500 milioni di quintali di uva. I fattori climatici quali le gelate tardive, i venti caldi nella fioritura e le grandinate hanno colpito duramente le regioni del vino.
Sud Africa - Se, nel 2013, la produzione era stata di 11 milioni di ettolitri, nel 2014 dovrebbe scendere del 2,6%.
Altri paesi - In Australia, in un rapporto, si prevede che “la produzione di vino dovrebbe essere leggermente inferiore al 2013”. In Brasile, la vendemmia quest’anno è stata simile al 2013 annata caratterizzata da grandinate e da forti raffiche di vento che ha colpito i vigneti di Rio Grande do Sul, influenzando la produzione del paese. In Uruguay, si prevede una produzione stabile, con 670.000 ettolitri. L’unica eccezione sarebbe la Nuova Zelanda. Nel 2013 il Paese ha segnato una produzione record di 400 milioni di chili, e, per quest’anno, la crescita è prevista del 20%. Secondo gli esperti OIV, la maggior parte delle regioni vinicole hanno registrato una crescita tra febbraio e aprile.
Fonte: www.vinetur.com

- L’Armenia entra in Oiv
L’Armenia è diventato il 46° Stato membro dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV). Come ha ricordato il Ministro dell’agricoltura M. Sergo Karapetyan, in un incontro con il direttore generale OIV, Jean-Marie Aurand, il settore vinicolo armeno sta vivendo una crescita significativa. Lo sviluppo delle attività e la promozione del settore nel mondo fanno parte di un piano strategico di Governo.
L’Armenia, insieme alla vicina Georgia, è una delle culle della vigna e del vino nel mondo. Non a caso recentemente, nei pressi di Areni, sono state trovate tracce di vinificazione risalenti ad oltre 6000 anni a.C.
Attualmente la superficie vitata del Paese si estende per 15.000 ettari - erano il doppio nel 1980 - da cui si ottengono vini fermi, spumanti e distillati. Le varietà più comuni sono l’areni per i vini rossi; il tchilar et le voskehat, per i bianchi. L’adesione dell’Armenia sarà ufficialmente formalizzata nell’Assemblea Generale Oiv, di scena in Argentina il 14 novembre 2014.

- Marocco, il programma di ristrutturazione dei vigneti
Nei festival della vite - Moussem de raisin - di Doukkala e Cherrat, nei pressi di Bouznika, sono stati illustrati i programmi di ristrutturazione e modernizzazione dei vigneti delle aree più importanti del settore vinicolo del Paese. Per Doukkala, la Direzione Regionale dell’Agricoltura ha avviato un programma nel Piano Marocco Verde di 60 milioni di dirham. Gli obiettivi del progetto sono la conservazione del vigneto esistente a Doukkali - attualmente si estende per 12.750 ettari - e il reimpianto di un terzo della superficie. “Abbiamo appena completato uno studio che per determinare la scelta delle uve in base alle richieste sul mercato”, ha affermato Abderrahman Naili, Direttore Regionale dell’Agricoltura. L’obiettivo è di migliorare l’attuale produzione di 51.000 tonnellate all’anno del 30%. Invece, 3 milioni di dirham sono stati destinati alla costruzione di impianti per il confezionamento che saranno pronti alla fine del 2015. La situazione nella Regione Bouznika è assai diversa perché la superficie coltivata a vigneto è calata da 3.900 ettari del 2002 ai 1.800 attuali.
“Per invertire la tendenza abbiamo avviato un progetto quadriennale con il Dipartimento dell’Agricoltura, in collaborazione con la nostra organizzazione”, ha detto Ahmed Zaidi, presidente dell’Associazione Rouad, organizzatrice del Moussem de raisin di Bouznika. Il progetto, anche questo parte del piano Marocco Vert, ha un budget di 150 milioni dirham e prevede la conversione di 1.500 ettari di colture a cereali a vigneto.
“Il focus è la conservazione dei vigneti e delle varietà presenti tra cui il Moscato d’Alessandria” sostiene Zaidi. “Ogni agricoltore beneficiario metterà a disposizione un’area di un ettaro per un periodo di due anni”. L’impegno sarà sostenuto dallo Stato, con un costo di 70.000 dirham per ettaro.
“Quest’anno i primi 140 ettari beneficiari del progetto e 100 ettari in programma per il prossimo anno,” ha annunciato il presidente dell’associazione Rouad. L’obiettivo è di raggiungere i 2.000 ettari nel 2018. La viticoltura in Marocco occupa una superficie di 43.800 ettari per una produzione di 380.534 tonnellate di uva (2013/2014). La maggior parte della produzione è rappresentata dalle uve da tavola - 283.000 tonnellate - concentrate nelle regioni del Doukkala Al Haouz, Benslimane, Rabat-Salé, Khémisset e Essaouira. Il resto della produzione riguarda i vigneti del vino. Il settore ha creato 250.800 giornate di lavoro e genera un valore di 196 milioni di dirham.
Fonte: www.leconomiste.com

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