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Cina: sviluppo del vino by Don St. Pierre jr ... Brasile: ristoratori contro protezionismo del vino nazionale ... Malbec World Day ... Nigeria: dazi e burocrazia contro boom del vino ... Argentina: top 15 del vino by Forbes
di Andrea Gabbrielli

- Cina, lo sviluppo del vino secondo Don St. Pierre Jr.
Secondo Don St. Pierre Jr., ceo della ASC Fine Wines, una delle società leader nella vendita dei grandi vini nel mercato cinese, l’import nel paese è passato da 10 milioni di casse del 2009 ai 26 milioni di oggi. Anche i prezzi sono notevolmente aumentati. Infatti un vino rosato nazionale è salito da una media di CNY 30 ($ 5) a CNY 500-CN Y800 ($ 80 - $ 127).
Con questa crescita della richiesta e con una differenza di prezzo così ridotta i consumatori cinesi non hanno fatto altro che prendere nota di quanto stava avvenendo, preferendo i vini esteri e di migliore qualità rispetto ai vini locali. “E così nel giro di pochi anni, il numero di importatori di vino in Cina è passata - ha spiegato St. Pierre Jr nell’Impact Marketing Seminar - da 1.000 a oltre 20.000. Allo stesso tempo c’è stato un calo molto significativo nella professionalità nel settore: il governo ha liberalizzato l’attività di importazione di vino e ora è abbastanza facile ottenere una licenza di distribuzione e di importazione e ciò ha aumentato la percentuale dei prodotti contraffatti e falsi”.
Lo sviluppo del mercato, secondo St. Pierre, dovrebbe continuare ma probabilmente aumenteranno gli standard minimi richiesti per il business della distribuzione-importazione del vino così come sono destinate a crescere le imposte sul vino importato. Tra i cambiamenti annunciati, l’aumento della qualità delle cantine nazionali e una sempre maggiore offerta di vini provenienti da tutto il mondo.
St. Pierre inoltre prevede che l’interesse dei ricchi consumatori cinesi andrà al di là di Bordeaux e di Borgogna e riguarderà anche altri vini e altre aree “icon” di tutto il mondo.”Vedo la Cina sulla strada per diventare la numero uno nel consumo dei vini super-premium nei prossimi 10 anni”.
Secondo una recente indagine, svolta dall’italiana Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), la Cina che sino a cinque anni fa era al ventesimo posto tra gli importatori di vino già oggi è risalita al quinto posto dei “big spender” tanto che nel 2011 ha già speso, oltre 1 miliardo di euro, piazzandosi dietro Usa, Regno Unito, Germania e Canada. A beneficiarne è stata soprattutto la Francia, che ha raggiunto lo scorso anno una quota di mercato in valore superiore al 50% dell’import vinicolo della Cina, grazie a un export quasi raddoppiato, in termini monetari, rispetto al 2010.

- Brasile, ristoratori contro il protezionismo del vino nazionale
Alcuni noti ristoranti brasiliani quali Sudbrack, D.O.M., Aprazível e Piselli hanno deciso di boicottare le cantine del Rio Grande do Sul, che hanno lanciato la petizione al Ministero per lo Sviluppo (MDIC) per richiedere di proteggere il vino nazionali dalla concorrenza straniera. Pedro Hermeto, proprietario del famoso ristorante Aprazível di Rio de Janeiro, ha eliminato dalla sua lista dei vini, come forma di pressione e di protesta per le misure, tutte le cantine firmatarie.
Sull’onda del suo esempio hanno aderito all’iniziativa anche altri ristoranti quali Miolo, Salton, Dal Pizzol, Valduga House, Aurora, Aliança, Lovara e Don Giovanni.
Le cantine brasiliane hanno richiesto di contingentare gli ingressi dei vini importati, con l’eccezione di Argentina e Uruguay, paesi del Mercosur, con cui vige un accordo di libero scambio. In pratica quando la quota assegnata ad ogni paese, per effetto delle richieste di mercato, si esaurisce, non c’è rimedio: ad avvantaggiarsi saranno soprattutto i vini argentini che non hanno limitazioni di quantità.

- Il “Malbec World Day”
Il 17 aprile è stato celebrato “Malbec World Day”, promosso da Wines of Argentina con l’obiettivo di diffondere e promuovere il consumo del più famoso vino (e vitigno) argentino. Nelle intenzioni degli organizzatori la manifestazione si ripeterà ogni anno, sempre nello stesso giorno, con varie modalità (cene, degustazioni, convegni, ...) effettuate in diverse località del mondo. Nel 2012 il “Malbec World Day” si è svolto in 30 città tra cui Río de Janeiro, Sao Paulo, New York, Los Ángeles, Toronto, Vancouver e Londra. La data è stata scelta perché 17 aprile 1853 fu presentata da Domingo Faustino Sarmiento, noto uomo politico dell’epoca, proposta al Governo provinciale per istituire la Quinta Normal de Agricultura di Mendoza.
La scuola fu affidata alla direzione di Michel Pouget, un agronomo francese, che introdusse insieme ad altri vitigni, il Malbec oggi diventato simbolo dell’Argentina.

- Nigeria, dazi e burocrazia contro il boom del vino
Ormai da tempo, la Nigeria è diventata un importante mercato per il vino. Lo sviluppo della domanda però è fortemente condizionato sia dai balzelli sulle importazioni che da una burocrazia assai penalizzante. Attualmente le vendite di vino nel paese africano hanno raggiunto i 300 milioni US$, ma la società di ricerche di mercato Aranca stima che, entro il 2015, dovrebbero raggiungere i 370 milioni mentre la società Euromonitor parla dell’aumento di un terzo ogni anno, da qui al 2016. La crescita economica del Paese, d’altra parte, sta sempre più stimolando i consumi di vino della classe media.
Le potenzialità, però, secondo molti operatori, sono fortemente limitate dalle spese di importazione molto elevate: infatti tra dazi, tasse e oneri vari, il vino subisce una maggiorazione dell’80-85%. Tutto ciò, dicono gli addetti ai lavori del settore, sta influendo sulla circolazione dei vini di qualità più elevata, considerati, come del resto succede in altre parti del mondo, veri e propri status symbol. Anche i tempi burocratici non aiutano. Basti pensare che la registrazione di un’etichetta, obbligatoria per l’importazione, presso la National Agency for Food & Drug Administration and Control della Nigeria, può richiedere anche più di 3 mesi.

- Argentina, i top 15 del vino secondo la rivista “Forbes”
I primi quindici gruppi vinicoli argentini rappresentano il 38% del settore e nel 2011 hanno raccolto quasi 3 milioni di tonnellate di uve, il 97% del quale destinato alla produzione di vino. I dati sono stati pubblicati dalla rivista “Forbes”. Le 15 imprese fatturano US$ 1.382 milioni a fronte di un fatturato complessivo dell’industria vinicola US$ 4.000 milioni (2011). Dei quindici, su un totale di 1000 imprese complessive, i primi 3 pesano il 60% del totale dei ricavi.
1 - Martin Ramos, Ceo della bodega Peñaflor, società con un fatturato di US $ 400 milioni e 5.215 ettari coltivati. È la più grande azienda del paese e possiede Trapiche, Michel Torino e Santa Ana, e 50 altre marche;
2 - Nicolas Catena Zapata, considerato il pioniere nel settore vinicolo a Mendoza, amministra la Bodega Esmeralda che, negli anni Novanta, ha guidato la modernizzazione dell’industria del paese. Il suo fatturato è di US $ 190 milioni e ha 385 ettari di proprietà;
3 - Ramiro Otano è l’amministratore delegato di Moët Hennessy nel paese, ha un fatturato di 135 milioni di dollari e 1.330 ettari di vigneto;
4 - Michael Halstrick de la bodega Norton, US$ 100 milioni di dollari e 1.265 ettari di vigneto;
5 - Sergio Marly della Pernod Ricard Argentina, US$ 92 milioni di dollari e 765 ettari di vigneto;
6 - José Zuccardi, US$ 75 milioni e 837 ettari;
7 - Luis Pérez Companc di Nieto Senetiner, US$60 milioni;
8 - Raúl Bianchi titolare di Casa Bianchi US$60 milioni;
9 - Eduardo Guilisasti Gana , proprietario di Tirvento Viñedos, US$ 50 milioni;
10 - Carlos Alberto López della omonima bodega López factura US$ 50 milioni;
11 - Julio Viola della Bodega Del Fin del Mundo, in Patagonia, US$ 46 milioni;
12 - Ana María Urrutia della cantina Navarro Correas, US$ 40 milioni;
13 - Ricardo Rebelo di Finca Flichman, US$ 32 milioni;
14 - Juan Molina Berro di Selentein, US$30 milioni;
15 - Alberto Arizu della cantina Luigi Bosca US$ 22 milioni.

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