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Argentina: vino bevanda nazionale ... Usa: ripresa nel vino per Foster’s ... Oiv: entra la Bosnia Erzegovina ... Australia: uve ritardate ... Francia: Chateau Chenu Lafitte è cinese ... Spagna: Iglesias cantante-vignaiolo
di Andrea Gabbrielli

- Argentina, il vino dichiarato bevanda nazionale
Il presidente della Repubblica Cristina Kirchner ha firmato un decreto che dichiara il vino bevanda nazionale dell’Argentina. Il paese latino americano, quinto produttore del mondo e settimo per consumo (30 litri pro capite), ha un’industria vinicola che fattura annualmente 10.500 milioni di pesos (2.625 milioni di dollari), con un’incidenza sul Pil pari all’1,37%.
Il settore, che occupa circa 400.000 persone, può contare su 1.341 cantine e una superficie vitata di 228.000 ettari. Secondo i dati ufficiali, il 77% della produzione argentina è consumato nel mercato domestico, il resto viene esportato. Secondo il decreto presidenziale “il vino inorgoglisce gli argentini che, in patria, bevono il medesimo prodotto che esportano all’estero, aumentando il prestigio del paese in tutti i continenti”.

- Usa, la ripresa del vino secondo Foster’s Group
Il colosso mondiale Foster’s Group si aspetta una ripresa del mercato del vino negli Usa nei prossimi 12 mesi: secondo il gruppo australiano si dovrebbero ricreare le condizioni esistenti prima dell’avvento della crisi che ha comportato una contrazione delle vendite e una diminuzione dei prezzi. Secondo Stephen Brauer, direttore della divisione vino di Foster per il Nord America, la svolta è avvenuta a maggio/giugno scorso, con il ritorno all’acquisto di vini più costosi.
Il gruppo ora ha fondato la sua strategia di sviluppo sulle vendite di vini a più di 8 dollari. In questo ambito i vini neozelandesi - nonostante il differenziale di cambio sfavorevole a causa del dollaro kiwi molto forte - hanno aumentato le vendite in volume del 35% (dato degli ultimi 12 mesi chiusi a settembre).
Anche Chris Yorke, direttore global marketing New Zealand Winegrowers, l’associazione dei produttori di vino, conferma il trend “c’è un’inversione di tendenza nel mercato, gli americani stanno iniziando a consumare dopo diversi anni di restrizioni, a causa della crisi finanziaria globale”. Gli Stati Uniti sono il paese dove Foster’s realizza gran parte delle sue entrate: il 49% contro il 29% in Australia e Nuova Zelanda.

- Oiv, l’ingresso della Bosnia Erzegovina
La Bosnia-Erzegovina è diventata il 44° Stato membro dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (oiv). Lo ha annunciato Federico Castellucci, direttore generalen nell’Assemblea generale straordinaria tenuta in Borgogna. Lo stato balcanico ha 6.000 ettari di vigneto e la nomina è stata approvata all’unanimità dagli altri stati aderenti. Sempre nell’Assemblea, l’Ambasciatore dell’India in Francia, Ranjan Mathai, ha confermato l’interesse del suo paese per una futura adesione.
- Australia, la maturazione delle uve ritardata
I ricercatori del Csiro (Commonwealth Scientific & Industrial Research Organisation), l’agenzia nazionale australiana della ricerca scientifica, hanno scoperto un nuovo metodo per controllare la maturazione delle uve. “Abbiamo osservato che l’applicazione di alcuni regolatori di crescita potrebbe ritardare la maturazione delle bacche. Questo dato è interessante - ha spiegato Christopher Davies, senior research scientist del Csiro - perché estende il periodo di vendemmia evitando ingorghi nell’afflusso di uve nelle cantine. La possibilità di ritardare la maturazione può essere anche un vantaggio a fini del prolungamento del raccolto specialmente quando le condizioni meteorologiche non sono favorevoli”. Il team di ricercatori di Adelaide, che ha guidato la ricerca, ha, inoltre, condotto delle degustazioni comparative dei vini ottenuti con uve sottoposte a trattamento e non, verificando che non ci sono cambiamenti significativi negli aromi dei vini.

- Francia, Chateau Chenu Lafitte diventa cinese
Nel 2008 era stata la famiglia Chen ad acquistare Château Latour Laguens, ora è la volta di Château Chenu Lafitte, diventare cinese. Dopo tre anni di negoziati la trattativa si è conclusa e ora i 40 ettari e relativo château - nulla a che vedere con Lafite Rotschild - situata a Bourg in Haute Gironde, è diventata di proprietà di un magnate cinese delle spedizioni. Quest’ultimo l’ha regalata al figlio di 20 anni che si occupa una catena di negozi di abbigliamento del Regno Unito.
A vendere Château Chenu Lafitte è stato Philippe Darricarrère, proprietario anche di Château Mille Secousses a Bourg. “Sono felice che i nuovi proprietari stiano investendo nella proprietà, e le relazioni sono molto buone tra di noi. Mio figlio continua a lavorare ogni giorno su entrambe le proprietà e io li visito più volte alla settimana”, ha dichiarato Darricarrère. I nuovi vini prodotti a Chenu Lafitte porteranno in etichetta l’Aoc Bordeaux al posto della meno conosciuta Aoc Cotes de Bourg. La direzione del Castello è stata affidata alla cinese Yin Guolong.
Secondo molti osservatori, questo è l’inizio di una tendenza più ampia. “Numerosi investitori cinesi hanno iniziato - ha dichiarato a www.decanter.com - ad acquistare immobili a Bordeaux negli ultimi anni. Sacha Lichine, ex titolare di Prieure Lichine a Margaux, l’azienda che ora appartiene ad un fondo di Hong Kong “prima è arrivato il consumo di vino, ora hanno anche voglia di possedere i vigneti come bene”.

- Spagna, Julio Iglesias cantante e vignaiolo
Julio Iglesias, il famoso cantante madrileno, è da poco diventato anche un premiato produttore di vino. Il “New York Times” ha selezionato il vino della Bodegas y Viñedos Montecastro, di cui è socio, come il migliore tra 20 Ribera del Duero della fascia di prezzo compresa entro i 45 euro.
Secondo quanto ha riportato il magazine di “El Mundo”, il rapporto tra il vino e l’artista, è iniziato quando aveva 26 anni. “Ho capito che il vino aveva una certa magia e siccome all’epoca vivevo in Francia ho iniziato a bere un po’. Naturalmente i vini erano costosi e non capivo come la gente potesse spendere tutti quei soldi”. Poi con il tempo e con l’esperienza ha imparato a comprare delle bottiglie da “10-15 dollari che potevano essere dei grandi vini”. Poi dopo anni di collezionismo decise di fare il grande salto ed entrare in società con Alfonso de Salas, editorialista de “L’Economist”, presidente di Ecoprensa e fondatore di “El Mundo”, per costruire una piccola ma prestigiosa azienda nella zona della Ribera del Duero. Della società fanno parte anche altri investitori tutti legati a “El Mundo”.
“Abbiamo cominciato in modo intelligente e dalla base con buoni vigneti, buoni viticoltori, brava gente che lavora e capisce … e ora abbiamo un grande vino” racconta Iglesias - “all’inizio il vino che facevamo non mi piaceva ed era un po’ deluso” finché nel 2009 non c’è stato un cambiamento. “Abbiamo provato i vini del 2005 e del 2006 e ho iniziato ad emozionarmi. Stiamo facendo la cosa giusta” ha dichiarato Iglesias, molto orgoglioso di essere uno dei soci-produttori della Bodegas y Viñedos Montecastro.

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