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Agricoltura: fra clima impazzito e flora in affanno, sos per miele italiano ... Winenews.it, il raccolto 2017 di miele è ai minimi storici... Miele italiano ai minimi. Tra clima impazzito, pesticidi e, soprattutto, flora in affanno, il raccolto 2017 di miele in Italia è ai minimi storici: prodotto meno di un 1/3 della media nazionale (230.000 quintali l’anno) con raccolti quasi a zero in alcuni territori, compromessi fin dalla primavera, per il freddo anomalo, seguito dal caldo improvviso, e soprattutto dalla siccità, con i fiori ormai secchi e il nettare disidratato per la mancanza di acqua, e per i quali i temporali estivi non sono certo risolutivi. Tanto che non si può neppure parlare di varietà prodotte più delle altre, perché c’è poco di tutto, e a salvarsi sono solo i mieli di alta e altissima montagna, solitamente rari e “di nicchia”. È la fotografia di un’annata drammatica per il miele italiano scattata a dall’Unaapi, l’Unione nazionale associazione apicoltori italiani, guidata dal neopresidente Giuseppe Cefalo. In attesa di tracciare un bilancio definitivo agli Stati generali dell’apicoltura italiana alla ’Settimana del Miele’ di Montalcino (8-10 settembre), dalle api, secondo l’Unaapi ci arrivano segnali di una drammatica crisi ambientale, e di un trend negativo per il settore che non si arresta, ma anzi si aggrava. Nel complesso, la produzione di miele 2017 - riferisce Winenews.it - si ferma al 30% (secondo le stime, nell’annata, non si arriverà a 90.000 quintali), con un crollo mai visto a memoria degli apicoltori, convinti che il 2016 fosse stata una delle peggiori annate degli ultimi 35 anni (per un totale di 140.000 quintali prodotti). Il segnale della gravità della situazione - avverte Winenews.it - è il fatto che si è prodotto in modo significativo solo il raro miele di montagna, dal rododendro al millefiori, nell’arco alpino e lungo l’Appenino Tosco-Emiliano. Non è andata male per i mieli di castagno e tiglio ma sempre in alta collina e nelle vallate alpine, e per gli agrumi in Sicilia e in parte della Calabria e della costiera ionica. Per il resto, dalla Maremma alla provincia di Alessandria, con il caldo africano e la conseguente grave siccità, le produzioni sono quasi a zero, dal girasole all’eucalipto, e, ad ora, non c’è neppure la melata. Dai boschi di acacia a quelli di castagno, il riscaldamento ambientale non dà tregua alla piante che stanno male, e non sono più in grado di attivare i normali meccanismi vegetali. Drammatica la situazione in Toscana, una delle regioni a maggiore vocazione apistica del Belpaese, con crolli fino all’80% della produzione. “Nella storia del miele di Montalcino - spiega a Winenews.it Monica Cioni, presidente della “Settimana del Miele” - una situazione così non l’abbiamo mai vissuta: siamo al 20% della produzione, fino a giugno abbiamo avuto 500 ml di pioggia in meno, e senza acqua non c’è cibo, per le piante e quindi per le api. Tireremo le somme a fine agosto”. Sono 1,2 milioni gli alveari sparsi nelle campagne italiane e dei 45.000 apicoltori censiti e operanti in Italia sono quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere il loro miele e prodotti apistici sul mercato. Un settore importante per l’agricoltura italiana, con il record di 51 varietà di miele, un valore stimato di 150-170 milioni di euro più 2 miliardi di euro dall’attività di impollinazione delle api alle colture agricole.

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