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CORRIERE DELLA SERA

Il nuovo atlante dei vigneti ... Il vino è diventato globale. Le viti crescono
ovunque. Per effetto dei mutamenti del cli- ma. Ma anche perché da qualche decennio
L. sono state selezionate piante che resistono al freddo e alle malattie delle zone più piovose. L’imperatore del vino globale è stato Marco Aurelio Probo che affidò ai legionari che lo elessero piante di vite da esportare nelle terre conquistate. Era il 280 dopo Cristo. L’esercito portò i filari dai Galli, dagli Ispanici, dai Britanni, assieme a dighe, ponti, acquedotti, strade. La vite “diventa il simbolo della stabilità romana, della volontà imperiale di durare in eterno”, come scrive Giovanni Negri in “Roma caput vini” (Mondadori). Il vitigno designato per la globalizzazione si chiama Unno: le analisi del dna condotte dal professor Affilio Scienza hanno dimostrato che almeno 78 vitigni europei sono i pronipoti di quella pianta che nel Medio Evo premetteva di produrre i tre quarti del vino europeo. Da Marco Aurelio Probo in poi 11 vino ha continuato il suo viaggio attraversando epoche, regimi, nazioni. E quella liana senza freni che è la vite ha coperto ogni spazio possibile. “WineNews”, l’agenzia di Montalcino specializzata in notizie del settore, ha provato a comporre un mappamondo dei vigneti in luoghi inconsueti. Se ne potrebbe ricavare un “Dizionario dei luoghi fantastici”, come fecero Alberto Manguel e Gianni Guadalupi, un atlante dei filari utopici e reali, di ogni epoca. Da quelli di Pompei fatti rinascere da Mastroberardino a quelli di mercanti e monaci di Venezia che un’associazione e i vignaioli Gianiuca e Matteo Bisol hanno riportato in vita. I tralci si arrampicano nelle città: a Montmartre a Parigi, a Bel Air sull’oceano vicino a Los Angeles, su un tetto di Brooklyn a New York. Oppure a latitudini estreme: a sud dell’Equatore, in Brasile, dove l’azienda Rio Sol fa due vendemmie l’anno, o in Norvegia, con l’etichetta Lerkeksa. In alto, con la Cave du Mont Blanc, Vai d’Aosta, a quota 2.173 metri. O nel deserto di Luxor, dove opera Sahara Vineyard. Sulla stessa terra conquistata dagli avi dei legionari
della vite.
Luciano Ferraro

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