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IL GIORNALE

Mezzo secolo di vini in cinque etichette ... Il Vinitaly che inizia domenica a Verona festeggia i 50 anni che hanno cambiato il vigneto Italia ... Nel 1966 nascono le prime denominazioni di origine controllata italiana e l’anno dopo a Verona ecco la prima edizione del Vinitaly. Che non si chiamava ancora così (all’epoca si parlava di Giornate del vino italiano) ma il senso era quello.
Non serve la calcolatrice per capire che quella chi si inaugura domenica alla fiera di Verona in grande stile (il taglio del nastro sarà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre lunedì 11 ci sarà il premier Matteo Renzi, che probabilmente non vede l’ora di cambiare per qualche ora il liquido dei suoi pensieri, dal petrolio al vino) è l’edizione numero 50 della prima kermesse italiana. E grazie al lavoro compiuto da WineNews per Veronafiere è possibile tracciare una storia dei primi veri cinquant’anni del vino italiano moderno. Quelli che hanno portato il nettare di bacco, che allora era per lo più un integratore calorico a basso prezzo, in un fenomeno globale del made in Italia, capace di “fatturare” ogni anno 5,1 miliardi di export. E di richiamare a Verona nei quattro giorni di Vinitaly - dal 10 al 13 aprile - quasi 60mila operatori (oltre a tantissimi appassionati) che troveranno oltre 4mila espositori.
La verità è che il vino può essere un ottimo strumento per capire e analizzare gli ultimi cinque decenni di vita italiana. Vita e vite a braccetto. Il vino in realtà ha fatto boom molto più tardi rispetto all’Italia, che nel 1967 aveva già vissuto il suo boom e anzi stava già invertendo la marcia, mentre il vino era ancora un alimento povero sia da un punto di vista prettamente economico sia da quello organolettico. Ci sarebbero voluti almeno vent’anni perché il vino diventasse qualcosa di paragonabile a quello che è oggi: oggetto di un consumo consapevole, a volte vagamente saccente, di certo assai modaiolo. In mezzo c’è stato l’avvento delle denominazioni, che pure con qualche eccesso di burocratismo e di eccessiva proliferazione numerica molto ha fatto per l’imporsi della qualità; lo scandalo del metanolo che ha dapprima riempito le cronache di morti e poi ha costretto tutto il mondo enologico italiana a guardarsi dentro e a crescere davvero; la rinascita seguita ai misfatti; l’imporsi del vino come consumo edonistico e culturale; la moda della sommellierie diffusa e della gadgettistica: decanter, bicchieri di ogni foggia nelle vetrinette, apribottiglie a energia atomica, salvagocce, raccoglitori di etichette, termometri, raccoglitori di capsule.
Noi, da parte nostra, affrontiamo questi cinque decenni scegliendo una etichetta per ognuno di essi. Un viaggio lungo mezzo secolo. Che merita almeno un brindisi. Anzi, cinque.
Andrea Cuomo

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