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Vino: WineNews,presto su mercato primo prosecco neozelandese
Direttore Consorzio Prosecco doc, pronti a dar battaglia ... Quando si diventa grandi, il plagio, a volte travestito da citazione, è uno dei rischi in cui ci si imbatte. E lo sa bene il Prosecco, brand territoriale che, lontano dai suoi confini geografici, è ormai saldamente tra i prodotti più contraffatti dell’intero panorama agroalimentare. Ma anche citato, apertamente - sottolinea WineNews -, come accadrà presto in Nuova Zelanda, dove il winemaker Steve Voysey, in primavera, pianterà le prime barbatelle di Glera, il vitigno da cui si produce, per l’appunto, il Prosecco. Le barbatelle, coltivate in Australia e rimaste in quarantena per 4 lunghi anni, sono quelle del clone “VCR 101”, proprio quello del Prosecco, e verranno innestate su portainnesti della Riversun Nurseries di Gisborne, dove, nei prossimi 2 anni, gli ettari vitati a Glera saranno ben 160. E sul mercato, tra anni, andrà vero e proprio Prosecco, anche nel nome, perché una sentenza del 2013 della World Trade Organization ha riconosciuto a Nuova Zelanda ed Australia (che per le barbatelle pagano comunque le royalty ai Vivai Cooperativi Rauscedo) il diritto di produrre Prosecco e commercializzarlo come tale, come racconta il magazine Uk “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com). Questo, però, non vuol dire che il Prosecco neozelandese avrà vita facile fuori dai confini nazionali, perché, come spiega a WineNews il direttore del Consorzio Prosecco Doc, Luca Giavi, “anche se la Wto - World Trade Organisation ha dato il permesso a Nuova Zelanda ed Australia di indicare in etichetta il nome Prosecco, la nostra denominazione sta lavorando da almeno due anni per tutelarsi sui mercati di tutto il mondo, ed abbiamo già raggiunto accordi bilaterali in Usa, Canada e Russia, oltre che in Europa, dove siamo pronti a dare battaglia per tutelare un vino figlio di un territorio ben preciso. Anche se ad oggi sono tantissimi i produttori, specie australiani, che citando o millantando origini italiane, o usando vitigni provenienti dal Belpaese, usano la parola Prosecco per bollicine prodotte con qualsiasi varietà esclusa proprio la Glera, sfruttando a proprio vantaggio la sentenza della Wto”. Un precedente pericoloso, almeno a livello commerciale, che per ora non intacca il successo e le fortune della bollicina veneta, che non si ferma nei classici mercati dell’export italiano, come Germania, Usa e Uk, ma conquista anche una platea insospettabile come quella dei wine lover francesi. Ed i numeri che lo confermano arrivano proprio da Oltralpe, sono di FranceAgriMer, e raccontano come la Francia, nel 2015, abbia stappato 168,4 milioni di bottiglie di bollicine, lo 0,3% in più del 2014, per un valore di 1,4 miliardi di euro (+2,1%). Una dinamica, appunto, sostenuta soprattutto dalle bollicine straniere, con il Prosecco in prima fila, seguito dal Cava, che hanno ormai detronizzato Lambrusco ed Asti, che mettono a segno un aumento dei volumi del 26%, a quota 12,1 milioni di bottiglie, per un valore di 60 milioni di euro, a +31,6%.

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