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Sondaggio Winenews-Vinitaly - La crisi c’è, ma sembra non toccare il carrello della spesa degli appassionati del wine & food. In tempi di austerity e “spending review”, il “piccolo lusso” eno-gastronomico resta in voga
di Anna Maria di Battista

La crisi c’è, ma sembra non toccare il portafoglio degli appassionati del wine & food: il budget medio mensile destinato alla spesa agroalimentare, per il 71%, è rimasto invariato sul 2011 e, seppur i consumi del nettare di Bacco sono in calo, il 66% dichiara di non aver diminuito la “voce” vino nel carrello della spesa; in particolare, per il 43% degli amanti del buon bere, il vino incide dal 5 al 10% sul budget medio mensile destinato alla tavola, che, per 1 su 2, va dai 400 ai 600 euro. E’ la fotografia scattata da 1.101 “enonauti”, ovvero appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del cibo e, ovviamente, del web, che hanno risposto al sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, e Vinitaly (www.vinitaly.com), appuntamento enologico di livello internazionale. La curiosità? Dalla quotidianità al piacere, in tempi di austerity e “spending review”, il 100% dei wine lovers si concede almeno un “piccolo lusso” enogastronomico, e il must è il più semplice e tradizionale dei “riti”: stappare una buona bottiglia con gli amici, a conferma di quanto la convivialità e lo stare insieme siano importanti quando si parla di vino.
Congiuntura negativa, difficoltà economica, in qualsiasi modo si definisca, la crisi attanaglia sempre più le tasche degli italiani, ma tra le voci della “spending review” la tavola e l’enogastronomia più in generale sembrano essere tra le meno colpite: indagando, infatti, sulle conseguenze della crisi tra gli “enonauti”, la maggioranza (45%) dichiara di destinare alla spesa agroalimentare un budget medio mensile che va dai 400 ai 600 euro, seguita dal 24% di chi sostiene di spendere fra i 200 e i 400 euro, quindi il 17% fra i 600 e gli 800 euro, l’11% meno di 200 euro e solo il 3% dice di destinare alla spesa agroalimentare mensile dagli 800 ai 1.000 euro.
In questo scenario, il 71% degli “enonauti” non ha cambiato le proprie abitudini e dichiara che il proprio budget è rimasto invariato sul 2011, a fronte di un 29% che dice di averlo diminuito. Ma, soprattutto, scendendo nello specifico, la “voce” vino nel carrello della spesa sembra resistere alla crisi: il 66% degli “enonauti” dichiara di non averla diminuita sul 2011 - “rinuncio alle ferie, ma non al vino” - a fronte comunque di un 34% che, invece, ha dovuto tagliare la spesa media mensile dedicata al nettare di Bacco, con una tendenza di diminuzione, in media, del 10% sul 2011. In particolare, per il 43% degli amanti del buon bere la “voce” vino incide sulla spesa mensile per una quota che va dal 5 al 10% del totale, per il 32% dal 10 al 20%, meno del 5% per il 17%, solo il 6% supera la soglia del 20% (arrivando anche fino al 35%, precisano gli “enonauti”), e il 2% non sa quantificare quanto incide.
Ma quando dall’aspetto quotidiano si passa a quello piacevole, come i tagli dovuti alla difficile congiuntura economica non hanno intaccato per i più la spesa agroalimentare e soprattutto quella dedicata al vino, non sembrano incidere nemmeno sui “piccoli lussi” enogastronomici: ben il 100% degli “enonauti” non rinuncia a concedersene almeno uno. Fra i più gettonati dai wine lovers troviamo, in testa, il vero e proprio “rito” dello stappare una buona bottiglia con gli amici, al top della classifica con il 30% dei consensi; subito dopo, con il 28%, la cena in un buon ristorante, seguita dall’acquisto di una buona bottiglia a quota 24%; il 10% non rinuncia ad un tour enoturistico ed il 5% indica sagre e feste popolari, mentre il 3% dichiara di non poter rinunciare a comprare prodotti di qualità e chicche gastronomiche da consumare a casa. Nonostante la crisi, dunque, non si rinuncia alle proprie passioni enogastronomiche.
Infine, ecco l’identikit dei 28.500 “enonauti” di Winenews: prevalentemente maschi (82%), il 35% di loro ha un’età compresa tra i 35 e i 45 anni (a seguire, il 33% tra 45 e 60 anni e il 26% tra 18 e 35 anni ...). Italiani e non solo (il 25% è straniero), hanno un elevato titolo di studio (l’85% possiede il diploma di scuola media superiore o la laurea), e godono di un livello socio-economico medio alto (dirigente, imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, architetto, giornalista, commerciante ...).

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