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Il turista del vino cambia “dna”: il classico esploratore di cantine si trasforma in “viaggiatore raffinato del gusto” e “turista del territorio”. Questi i risultati del sondaggio di Winenews

Il turista del vino italiano muta radicalmente il suo “dna”. Il prototipo del classico esploratore di cantine è al tramonto e lascia il posto a due nuove e distinte tipologie: il “viaggiatore raffinato del gusto” e il “turista del territorio”. Non cambiano invece i territori percepiti universalmente come i “santuari” del vino nel Belpaese, ovvero Toscana, Piemonte e Sicilia, le regioni più gettonate, mentre fra i distretti del vino i più ambiti sono Chianti Classico, Langhe e Montalcino. Sono queste le principali indicazioni emerse dal sondaggio realizzato da www.winenews.it, uno dei siti d’informazione sul vino più cliccati d’Italia, condotto su 10.550 enonauti (con risposte da parte di 2.030), ovvero appassionati già fidelizzati al mondo del vino e di Internet, in collaborazione con l’Associazione Go Wine in occasione di “Vinum”, in programma ad Alba dal 23 aprile al 1 maggio.
Il 53% degli enonauti campione si dichiara “turista del territorio” e considera fondamentale la possibilità di conoscere un contesto rurale nella sua totalità, pur attribuendo al vino la funzione di testimone principe di un territorio. Il 35% si definisce “viaggiatore raffinato del gusto” e considera il vino solo come un pretesto per organizzare un week-end all’insegna del gusto e del particolare, anche il più ricercato. Soltanto il 12% del campione interpellato si riconosce, invece, come “enoturista” in senso stretto, cioè come colui che ha per principale motivazione del proprio viaggio l’esplorazione delle cantine e le degustazioni di vino. Per l’84% degli enonauti è preferibile un viaggio di complessiva conoscenza di un territorio, mentre soltanto per il 16% il week-end in un territorio del vino significa esclusivamente degustazioni e visite nelle cantine. Le semplici Strade del Vino attraggono soltanto il 13% degli enonauti (mentre il 14% preferisce gli itinerari turistici generici, a patto però che ci sia anche un’offerta enogastronomica), ma per una larga parte del campione (73%) sono le Strade del Vino e dei Sapori, che comprendono anche un itinerario attraverso gli altri sapori del territorio, ad esercitare il maggiore appeal. La tendenza è evidente: il classico modello sociologico del turista del vino “indifferenziato” e esclusivamente a caccia di cantine e degustazioni, ma non troppo attento ed esigente rispetto al resto, sembra aver fatto il proprio tempo. Alla figura “storica” dell’enoturista dei primi anni ’90 si vanno progressivamente a sovrapporre almeno due profili distinti - il “turista del territorio” e il “viaggiatore raffinato del gusto” - che rappresentano la naturale articolazione rispetto alla differenziazione dell’offerta del cosiddetto turismo del vino, profondamente evoluto e ormai diventato un mercato maturo. I due profili, infatti, esprimono esigenze distinte e corrispondono perfettamente ad una “segmentazione” di mercato, espressione di forme di offerta diverse, soggette a scelte di marketing targettizzate. Da una parte il “turista del territorio” più attento al rapporto qualità/prezzo, figlio dell’attuale enomania, è animato da un fresco interesse per il vino ma anche per la ruralità che lo accompagna, dall’altra il “viaggiatore raffinato del gusto”, disposto a spendere anche cifre importanti e attentissimo ad ogni minimo dettaglio, perfino il più ricercato. Più esperto del primo è alla ricerca costante di “un qualcosa in più” e magari è disposto a tagliare sulle sue spese, per non rinunciare ad una mini-vacanza all’insegna del gusto.
Il 40% degli enonauti intervistati è pronto a spendere per un classico week-end (due giorni, sabato e domenica, compresi trasporto, soggiorno, musei ed enogastronomia) da 200 a 250 euro, mentre il 28% si dichiara disponibile a sostenere una spesa tra i 150 e i 200 euro. Marginale la percentuale di coloro che vorrebbero spendere fino a 100 euro (3%), mentre è del 11% quella nel range di spesa tra i 100 e i 150 euro. Interessante la percentuale di enonauti disposti a spendere da 250 a 500 euro (13%). Il 5% si è dichiarato disposto a spendere oltre 500 euro. Naturalmente, per il 95% degli enonauti l’acquisto di vino resta centrale fra le spese del week-end. Il 29% è disposto a spendere dai 45 ai 60 euro per tre bottiglie, mentre il 23% è intenzionato a spenderne dai 30 ai 45. Sono ben il 17% gli enonauti pronti a spendere oltre 90 euro per tre bottiglie, il 10% da 60 a 90 euro, il 16% da 15 a 30 e il 5% fino a 15 euro.

Nella classifica delle regioni più gettonate per un week-end da gourmet gli enonauti hanno incoronato la Toscana, seguita dal Piemonte e dalla Sicilia. Quarti a pari merito Trentino e Friuli. La scelta dei luoghi è ancora motivata dalla possibilità di conoscere direttamente vini e produttori (il 35% degli enonauti si sono espressi in questo senso), ma per il 30% non è possibile prescindere dalla conoscenza dei territori rurali, mentre per il 20% la motivazione fondamentale è quella di coltivare uno stile di vita del “buon gusto” in senso lato. Il 15% considera fondamentale la motivazione della ricerca di un momento di evasione e di relax. In testa alla classifica dei distretti del vino più ambiti svetta il Chianti Classico, seguito da Langhe, Montalcino, Collio, Franciacorta, Alto Adige, Valpolicella, Valdobbiadene/Conegliano, Oltrepo Pavese e Bolgheri a pari merito, e Castelli Romani. Le mete preferite tra i “santuari” del vino italiano sono state scelte sì per il fascino delle bottiglie di qualità e dell’atmosfera delle cantine (13%), ma soprattutto per la presenza di gastronomia tipica offerta da ristoranti ed osterie (27%), per la bellezza di ambiente e paesaggio (22%), per l’arte, la storia e la cultura (16%), così come per la presenza di “presidi” gastronomici (12%) e per i diversi eventi del territorio (10%). Ma gli enonauti hanno dimostrato anche un ottimo livello di preparazione specifica, elencando e classificando ogni vino rispetto al territorio di origine: in vetta, nell’immaginario collettivo, il binomio “Brunello - Montalcino” (23% degli intervistati), quindi “Barolo - Langhe” (20%), seguito da “Chianti Classico - Toscana” (18%). Ad una certa distanza seguono “Collio - Friuli Venezia Giulia”, “Franciacorta - Franciacorta” “Prosecco - Valdobbiadene e Conegliano”, “Nero d’Avola - Sicilia”, “Barbera - Piemonte”, “Amarone - Valpolicella”, “Sagrantino - Montefalco”. Ed a seguire ancora “Gewürztraminer - Alto Adige” e “Passito - Pantelleria”.

Il sondaggio-inchiesta ha misurato anche gli umori degli enonauti sul fronte dell’evoluzione dei loro interessi. Per il 35% il vino ha mantenuto la propria centralità, ma per il 40% è diventato complementare all’offerta complessiva di un territorio. Per il restante 25% ha accresciuto la sua importanza. Il 53% si è detto molto interessato ai prodotti agroalimentari tradizionali e di territorio, il 28% alla gastronomia e alla cucina in genere, il 17% invece concentra i suoi interessi sugli aspetti monumentali/paesaggistici e il 2% su quelli dell’artigianato di qualità. Gli enonauti italiani, quindi, vanno alla scoperta delle grandi aree e dei distretti enologici non solo per effetto della spinta propulsiva del vino, ma sempre di più cercando un’offerta allargata e raffinata, con il chiaro intento di conoscere e capire le caratteristiche di un territorio (la suggestione dell’ambiente, del paesaggio e della cultura locale, la gastronomia tipica dei ristoranti ed osterie, la ricchezza del patrimonio artistico e culturale, l’atmosfera delle cantine). E in questo senso, cresce l’importanza dell’offerta dei servizi e della professionalità di chi quei servizi offre. Per il 38% resta fondamentale l’accoglienza in cantina – che è considerata buona per il 44% degli intervistati, sufficiente per il 43%, scarsa per il 10% e eccellente per il 3%, dati abbastanza confortanti, ma che dimostrano che ancora il nostro sistema-cantine non è al top – ma per il 32% è importantissima la ristorazione. Il sistema ricettivo nel suo complesso conta molto per il 16% degli enonauti, quello museale/culturale per il 12%. Ma chi sono gli enonauti di www.winenews.it? Ecco il loro identikit: prevalentemente maschi (82%), il 54% di loro ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni; hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o la laurea), godono di un buono/ottimo livello socio-economico (imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, agente di commercio, architetto, commerciante...)

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